martedì 27 dicembre 2011

CRONACHE DALL'ISOLA DI CAT


CRONACHE DALL’ISOLA DI CAT
Data 27 dicembre del calendario con le donne nude che ho in camera. Effettivamente quella di dicembre vestita (?) da Babbo Natale mi ha fatto capire il vero significato delle feste natalizie.
Santo del mese: San Carlo, santo protettore delle patatine unte e della fame chimica. ( a bestia!)
19
Beep…beep…beep…beep….beep….beep…beep…
Portaerei “Buhodi'’”, ore 21.45. Sala riunioni.
-Signori, ci siamo, il giorno che tutti attendavamo e’ finalmente arrivato. Dopo anni di sacrifici, ricerche, faticosi addestramenti, potremo finalmente dare il via all’operazione “La Grande Bottiglia”. Maggiore Domo, come siamo messi a punti Fragola?
-Non bene, Signore. Ultimamente abbiamo avuto problemi con la spesa al supermercato, di sicuro, pero’, il  servizio in porcellana da 12 riusciamo ad ottenerlo.
-Questa e’ una buona cosa, sono contento. Ma non perdiamo tempo. Dobbiamo preparare l’invasione sull’isola
-Certo  Signore, le truppe sono gia’ state allertite e siamo pronti  ad entrare in azione.
-Mmm…bene bene, pero’ ho alcuni dubbi: primo,  siamo sicuri che il nostro ospite sia in grado di fornire l’arma che abbiamo richiesto?
-Signore, l’unica cosa di cui sono sicuro e’ l’efficacia del nostro ospite. Sono sicuro che in  questo non avremo problemi.
-Secondo….Maggiore Domo, come mi trovi con questa nuova divisa color azzuro cielo?
-Scusi Signore?
-Ho invitato Carletto a seguire l’invasione, e il color azzurro cielo e’ il suo preerito.
-Signore, I soldati sono pronti, e noi tutti siamo pronti.
-E dici che devo farmi la barba oppure sono meglio versione trasandata?
-Ma Crs. D.Della M.!
-Maggiore, che cosa vai balterando?
-Signore, e’ arrivato il momento dobbiamo muoverci.
-Ok ok hai ragione, gli altoparlanti sono stati sistemati?
-Si, ma l’ospite ha voluto un palco piu’ grande e mezzo chilo di uva.
-Avete provveduto?
-Per il palco non c’e’ problema, ma all’esselunga l’uva era finita e ora si rifiuta anche solo di parlarmi.
-Cazzo, l’avevo detto io che era meglio una bella spedizione di vino in cartone messo in bottiglia. Come arma batteriologica non ha pari!
-Sappiamo per certo che non avrebbe funzionato. Quando abbiamo provato, c’hanno rispedito le casse con scritto: “Grazie per il pensiero ma come lassativi preferiamo le prugne.” E ci hanno anche inviato una cassa di amarone.
-Ok ok, trova quest’uva e prepariamoci. Fai avvicinare al Massimo la portaerei, domani sara’ il gran giorno.
-E come la mettiamo con il tonno che abbiamo catturato?
-Mmm…chiama il soltato Teriachi Giorgio.
-Ma chi quello che lavorava come cuoco al Bento Sushi?
-Si. Stasera faremo un bel banchetto a base di roll e tartare. E mi raccomando, voglio un servizio ineccepibile.
Capitan Finduz guardava la foto di Carletto e nel frattempo il suo cellulare, ma anche stavolta, nessun messaggio dal suo agognato amante. Maggiore Domo si ritiro’ nella sua stanza, il pc era acceso. Lesse subito la mail inviatagli un ora prima’ che diceva: “Non preoccuparti, ci sei solo tu nei miei sogni, fra un ora, lascia aperto l’oblo’ che arrivo”. Sorrise, mise il papillon, guanti bianchi , giacca doppiopetto e si preparo’ per il servizio.
Nei sotteranei, l’ospite si esercitava con nuove canzoni ed altri tre soldati si buttarono in mare.

20
Cos’e’ la vita se non un altalena dove dondolarsi nei crepuscoli del cuore? Siamo tutti alla ricerca di qualche cosa di irragiungibile per paura di innamorarci di cio’ che ci sta accanto.
Mi ricordo che quando ero piccolo tutto mi sembrava tremendamente grande: non arrivavo al rubinetto se volevo bere, non potevo prendere i biscotti dalla cucina, la bicicletta era ancora un miraggio. Eppure oggi, dopo tanti anni, mi sembra che sia ancora tutto irraggiungibile come una volta. Ma e’ vero, non posso sempre avere i biscotti che piu’ mi piaciono. E’ una cosa che ho imparato. Ma rimane tremenda.
Stai tutta una vita a crearti un personaggio da dare in pasto al pubblico, per nasconderti agli altri e poi? Passa una lei, ti guarda, tu fai lo stesso e incominci ad avere voglia di biscotti. E, come da piccolo, corri ad ingegnarti per prenderli: prima provi l’arrampicata, ma capisci presto che non funziona, poi  mettendo dei libri a fare da scaletta. Beh, certo, i libri hanno sempre il loro fascino, ma e’ meglio leggerli o citarli che farci improbabili scale. Quindi, la cosa piu’ ovvia, una sedia. Ma non riesci a salirci.
Non resta che prendere un piccolo fagiolo, una vaschetta piena di cotone. Adagiarci il legume e bagnare un poco. Tutti i giorni. Piano crescera’ una piantina, poi la travaserai in un vaso cosi’ potra’ essere piu’ grande. Alla fine, sara’ forte, robusta, perfetta. E arrivera’ fino all’armadio dove ci sono I biscotti.
Salirai, con un grande sorriso, pieno di energia, di emozioni. Ci sei quasi. Ma non e’ detto che quando aprirai la mensola che il vaso contenente I dolcetti che desideri sia ancora li.
Qualcuno ti dara’ del coglione.
Altri ti diranno che sei scemo.
In molti ti chiederanno: “Ma ne valeva davvero la pena?”
Forse ci rimarrai un po’ male, forse ti sentirai triste. Ma poi guarderai giu’ e vedrai la tua pianta ben cresciuta e maledettamente sana. E penserai alla strada che hai fatto.
-Ma ne valeva davvero la pena?
Ti diranno...
-Ha importanza?
Risponderai... 
BEEP….BEEP….BEEP….BEEP….BEEP….BEEP….BEEP….

venerdì 23 dicembre 2011

CRONACHE DALL'ISOLA DI CAT


“CRONACHE DALL’ISOLA DI CAT”
Data 23 dicembre.  Salsa? Mah…che dire…tutte le mattine di sicuro, sa’, l’alzabandiera…Le chiedevo se voleva una salsa nel panino, che so’ maionese, tartare….

BEEP….BEEP…BEEP…BEEP…BEEP…BEEP…

15
Alla Locanda dei Racconti Perduti, Sergio Caputo aveva appena terminato uno dei suoi imperdibili show con la bellissima “Mercy Bochu’”. Standing ovation di dodici minuti e incassi alle stelle.
Ma non era finita. Alle 20.45 sarebbe andata in scena la partita piu’ attessa dell’anno: Isola di Cat vs. Isola dei Mat. Ovviamente tutti i Miciopolli non l’avrebbero persa per niente al mondo.
Alla Locanda non c’era un posto libero e anche in piedi si incominciava a stare stretti. Fiumi di birra, vino, Cat Tonic annaffiavano gli animi dei tifosi.
-Allora, Puccio, e’ un po’ come essere al tuo paese vero?
-Beh si, che dirti, pare proprio uguale. Sono curioso pero’, di vedere se giocate a pallone meglio di noi.
-Vedrai, stasera c’e’ l’esordio del piu’ grande centravanti della storia della nostra squadra, Pandorigno!
-Eh? Ma che stai dicendo, Gringo, la devi piantare di mischiare, cazzo! E la birra, e il vino e il negroni, poi la birra…
-Marco se ne’ andato e non ritorna piu’…
-No! Lo vedi, di nuovo! Stai cantando la Pausini!
-Cazzo…ma non me ne rendo conto. Ma come si fa…
-Vacci piano col bere.
-Devo trovare le Miciopolle, Puccio.
-No, buono, non mi stressare di nuovo con sta storia, e’ da tre giorni che non la smetti. Piuttosto, parlami di Pandorigno, sono proprio curioso…
-Si, manca ancora venti minuti all’inizio, stappa una boccia e ascoltra questa storia.
LA STORIA DI PANDORIGNO, ovvero, come da un pizzico di lievito e farina si ricava un attaccante coi controcazzi.
Nelle Fave Elas, un posto particolarmente pieno di teste di cazzo, San Tino, il santo protettore delle immaginette sacre e dei filtri da joint si sveglio’ da un sonno particolarmente turbato. Apri’ il frigorifero e l’unica cosa che aveva davanti hai suo occhi era lievito. Preso da una trance degna del miglior Ramsey, si ricordo’ di avere farina, zucchero e due uova.
Impasto’ il tutto e non successe nulla. A quel punto, rollandosi un bombardone di 25 centimetri, penso’ che non sarebbe successo niente. Ma il bombardone fece il suo effetto. Svegliatosi dopo tre giorni, trovo’ l’impasto quadruplicato. L’unico recipiente che aveva era un secchio di ferro. Lo butto’ li e usci’  a fare un giro.
Rientrato si rese conto che l’impasto era arrivato a riempire quasi tutto il secchio. Non ci penso’ un attimo e mise tutto in forno. Altro bombardone. Ma questa volta piccolo. Passarono tre ore e si sveglio’ con un profumo di dolce incredibile. Tiro’ fuori il secchio e lo capovolse.
La fame chimica era devastante e, San Tino, aveva davanti a se un fantastico dolce a forma di secchio. Prese un coltello e parti’ ad affettare l’invitante chicchino.
-Fermati, che fai!
-Eh?
-Ma sei di fori?
-Ma te sei scemo! Ma che fai parli?
-Si, se non te ne fossi ancora accorto.
-No io devo piantarla con tutti quei bombardoni. Si si…
-No fidati va tutto bene, e’ che non hai usato lievito, il lievito l’hai fumato, mi hai impastato con l’hascis che ti sei comprato ieri. E in cottura, con zucchero, uova e farina succede quello che hai davanti.
-Oddio. Tu sei una mia creatura. Sarai come un figlio per me.
-Si ma ora fai su un bel joint che non ci sto dentro.
Passarono i primi anni, San Tino battezzo’ suo figlio con il nome di Pandorino, in ricordo di un dolce natalizio padano. Il bambino, a cui erano nel frattempo spuntati mani e piedi, non faceva altro che giocare a pallone. Ormai nelle Fave Elas tutti parlavano di lui. Era incredibile come riuscisse a fare numeri degni del migliore Maradona. San Tino, iscrissee Pandorino alla squadra di calcio locale e in breve tempo divenne l’idolo del quartiere. La gente incomincio’ a chiamarlo Il Brasiliano per via dei suoi numeri funambolici e, in breve tempo, divenne “Pandorigno”.
Dopo pochi anni, ando’a giocare per squadre molto blasonate ma non perdeva mai occasione di tornare nel suo quartiere dove ormai, era diventato uno dei migliori giocatori sul mercato. Anche in giro per il mondo, ottenne incredibili successi.
16
-Beh, Puccio, ti garba come storia? Abbiamo o no il piu’ grande centravanti della storia del calcio?
-Mah, si, direi di si. Vedremo.
-Non ti ha raccontato tutto.
-Ciao Arturo.
-Signor Bandini….
-Ciao ragazzi. Come ti dicevo, ha omesso un particolare. E’ davvero un grandissimo giocatore, ma appena un avversario tira fuori un vasetto di mascarpone, zucchero, uova ed uno sbattitore elettrico, si impaurisce e non segna piu’.
-Smettila Bandini, vedrai che superera’ questa cosa.
-E poi, Puccio, non ti ha raccontato del periodo natalizio, quanto Pandorigno piange tutti i suoi fratelli venduti nei supermercati.
-Arturo Bandini! Smettila e per farti perdonare, vai a prendere una boccia di vino.
-E, sono, strani amori che vanno e vengono nei pensieri che li nascondono…
-Puccio, ma perche’ canta la Pausini?
-Lascia perdere. Piuttosto, l’avete nascosto bene?
-Meglio di cosi’…
-Che vuoi dire Bandini?
-Tranquillo Gringo, e’ tutto sotto controllo. E’ qua tra noi e non lo troveranno mai.
-Ma sei fuori di cervello?
-L’abbiamo travestito, non lo riconoscera’ nessuno.
-Non sara’ mica quello vestito da Gollum?
-Esatto.
-La veggo buia.
-Gringo, ma dov’e’ Alice, volevo ordinare.
-Gia’, Puccio, oggi e’ giorno di coniglio alla ligure e Stanlio e Olio la lasciano a casa senno’ piange per tutta la serata. Ma ora basta, inizia il match.
-Hey ma che cazzo succede? Stanlio ma lo vuoi pagare l’abbonamento a sky e la smetti di fare l’abusivo?
Al calcio d’inizio lo schermo si oscuro’, l’immagine attuale era quella di un comandante con una divisa nera seduto ad una scrivania.
-Signori e signori dell’Isola di Cat, sono il Capitan Finduz. Come avrete saputo dai vostri ridicoli tonni…ah grazie per il sushi Maggiore Domo, sono squisiti i vostri tonni vedetta sapete? Dicevo, sapete ormai della mia potentissima portaerei ancorata poco al largo dalla vostra isola. Avete 36 ore di tempo per darci cio’ che cerchiamo “La sacra bottiglia dell’ispirazione letteraria”. In caso contrario, non solo invaderemo le vostre case, ma non rivedrete piu’ neanche la vostra amica Alice.
-Eh Eh Ciao amici, dov’e’ il coniglio? Giochiamo a carte? Eh eh…si si …
-A presto per nuove istruzioni. Come sono venuto Maggiore? Eh? Sto ben con questa nuova tinta non trovi? Chissa’ se il mio Carletto mi avra’ visto…
-Signore, la telecamera e’ ancora accesa.
-Occazz….

BEEP….BEEP…..BEEP…..BEEP….BEEP…BEEP…
17
Pulaski street 114
Brooklyn
State of New York
3 giugno 2007
Cara Mamma e caro Babbo,
grazie per i soldi che mi avete mandato tramite Francesca. Avreti tanto voluto pure io fare un salto in Italia, ma sarebbe costato troppo, e ora che, finalmete qualche soldo riesco a metterlo via, non me la sono sentita di prendere l’aereo.
So’ che avete messo la mia sciarpa sul letto e Viola si e’ subito accoccolata sopra. Mi manca! Se mai dovessi rimanere qua a vivere (dai Mamma non ti agitare!), la porto con me. Dite che deve fare un corso di inglese secondo voi? Miagolera’ in americano? Dai state tranquilli, il biglietto di ritorno ancora non l’ho cambiato e fra pochi mesi sono di nuovo a casa.
Vi rendete conto? Non era poi tanto tempo fa quando babbo mi faceva la pista per le biglie in spiaggia e lo costringevo a giocare tutta la mattina. Oppure, quando passeggiavamo e io stavo sempre in mezzo a voi, mano destra alla mamma, mano sinistra a babbo. E’ un periodo in cui ho continuamente ricordi di quando ero piccolo. Certo pero’, te babbo avevi un bel po’ di capelli in piu’, ma mamma, sembra che non invecchi mai! O forse e’ solo il bene che vi voglio a far si che io vi veda sempre gli stessi di quando giocavate con me per ore. Io credo, sapete, che se si cresce smettendo di giocare, si vive male. 
Intanto il lavoro va bene e io parlo un po’ meglio la lingua. Non mi perdo piu’ con le metropolitane e ,addirittura, a volte qualc’uno mi chiede un indicazione e riesco a dargliela.
Vi saluto, pensando a che sogno incredibile sarebbe avervi qua per un po’ di giorni.
Un bacio alla sorellina e grattini a Viola.
Con affetto,
Simone
18
Appena entrata nel pub, fu come se per un attimo, un lentissimo secondo, tutto si fosse fermato. Bella era bella, e succedeva spesso , entrando in un posto, che tutti gli uomini presenti trattenessero il respiro per qualche secondo, guardandola. Ma questa volta era diverso. Il tempo si era fermato per un preciso motivo: dietro il banco del bar, con camicia Bianca e cravatta nera c’era il ragazzo del sogno.
Lui se ne accorse appena aperta la porta: mentre shecherava un daiquiri, la vide entrare e lo scheker fini inevitabilmente per terra. Jack si mise a ridere, ma appena guardo’ nella stessa direzione dell’amico, si blocco’ e rimase a bocca aperta.
-Red, cazzo, ma e’ lei e’ come l’hai descritta!
Red non riusciva a rispondere, la musica, le voci delle persone, i clienti al banco che, insistentemente ordinavano, erano come spariti.
Lei si avicinava e lui non le toglieva gli occhi di dosso.
Lo guardava mentre camminava piano in mezzo alla gente e non riusciva a distoglierne lo sguardo.
-Oh Scemo, fammi un Cat Tonic, muoviti!
-Eh…
-Dai Red, ma che hai visto la Madonna?
Rex presento’ Rachele e Red. Non parlavano, leggevano nei loro occhi tutte le parole che avrebbero potuto dirsi. E sarebbe  stato davvero inutile parlare.
-Appena avete finito di flirtera, mi fai un cazzo di cocktail?
-Ma Rex, come fai a conoscerlo?
Red gli rispose, con voce tremante dall’emozione, che il suo peluche era un cliente abituale e anche particolarmente conosciuto da tutti.
-Red, ho bisogno del tuo aiuto, anzi di Coccolino e alla svelta.
-Ma che sei scemo Rex! Del mio peluche?
-Cosa credi, che non parli? Che sia solo un pupazzo? Eh? Ufff….dobbiamo andare a casa tua subito, prelevare Coccolino, lui e’ l’unico che sa’ come arrivare sull’Isola di Cat. E tu Red, sei il solo che vive nelle favole.
-No Rex, io non vivo nelle favole, sono le favole che vivono dentro di me. Mi metto il giubbotto e andiamo.
I tre si incamminarono. Rex stava danti a loro scodinzolando. Rachele prese la mano di Red che si tupi’ non poco della cosa. Lei, come solo dolci sanno essere le donne, gli sussuro’, guardandolo negl’occhi  di non avere paura e lui si perso in un vasetto di miele.
Arrivati davanti a casa, Rex sali’a prendere Coccolino.
Rimasero soli. Si avvicinarono. Lei aveva dietro di se’ un limpidissimo cielo notturno e le chiese: “Sei tu?” e lei rispose “Si, sono io!”. Red sorrise e si butto’ in quel bacio come se stesse per raggiungere la luna dietro di lei.
-Oddio Rachele, non so’ che dire, che pensare…
-Non pensare a niente, ascolta il tuo cuore che il cervello incasina le cose.
Rex e Coccolino arrivarono con grande affanno.
-Non c’e’ tempo da perdere, dobbiamo muoverci, Red hai una macchina?
-Si e’ quella li.
-Jeasus! Ma come pensi di fare in fretta con quel catorcio?
-Fanculo Rex, se vuoi prendiamo la Ducati Rossa.
-E sia. Rachele terra’ me e Coccolino detro la giacca.
-Wow! Rex, e tu mi dici che quella sgnaccherona mi terra’ davvero dentro la giacca con lei per tutto il viaggio?
-Smettila sei sempre il solito, come quando mi racconti le performance di Red.Sei un depravato.
-Cosa hai detto?
-Non niente Red. Prendi la moto e muoviamoci, stanno per attaccare l’Isola di Cat e hanno sequestrato Alice.
-Red ho paura, non sono mai stata su una moto.
-Non preoccuparti Rachele, ti fidi di me?
-Da sempre.
Alle ora 03.30 di un inutile lunedi’ di dicembre, in un piccolo paese della periferia di Milano, una moto rossa sfrecciava a velocita’ impossibili squarciando il silenzio della notte con il suo inconfondibile motore. Il passeggero si stingeva al pilota come ad abbracciarlo. Sotto la giacca da motociclista del coopilota, due peluche cercavano di indovinare di che colore fosse il reggiseno della ragazza. 

Beep...Beep....Beep....Beep...Beep....

giovedì 15 dicembre 2011

CRONACHE DALL'ISOLA DI CAT


CRONACHE DALL’ISOLA DI CAT
Data 18 dicembre, secondo la datazione del mio calendario dovevo mettere fuori la spazzatura…ma non mi piace dormire all’aperto.

12
-Quindi, Maggiore Domo, come mi spieghi questa cosa?
-Non saprei Signore, hanno tutti paura. Abbiamo gia’ perso 12 uomini, non possiamo permetterci altre perdite.
-Maggiore Domo…devo forse ricordarti per quale motivo sei qua? E’? Sono io che comando! Metti altri due soldati di guardia e non voglio sentire scuse.
-Con rispetto, Signore…
-No, il rispetto sai dove te lo devi mettere?! Eh? Voglio due soldati di guardia e se il problema e’ sempre lo stesso, per Dio, insonorizzate la stanza! Ma poi…Maggiore Domo…ma e’ cosi’…”inadeguata” a cantare?
-“Inadeguata” e’ un complimento…
-E’ allora mi spieghi come fai ad essere l’unico ha riuscire a starle accanto e a portargli i pasti?
-Signore, e’ la mia natura, lo dovrebbe sapere, ho servito Re e Regine, ma anche Cani e Porci. Con tutto il rispetto…
-Certo, certo. Ma sappiamo entrambi che e’ fondamentale per la riuscita della nostra missione. La tratti bene! Comunque, il caffe’ oggi e’ arrivato tiepido e corto.
-Con tutto il rispetto, Signore, Lei ha ordinato un caffe’ corto, in tazza grande, decaffeinato, con dolcificante, macchiato caldo ma senza schiuma.
-Appunto, Maggiore Domo? Mi prende per il culo?
-Deve capire che i ragazzi del bar fanno fatica anche solo a mettere insieme due parole di fila. La professionalita’ ormai e’ cosa rara.
-In questo siamo d’accordo. E smettila di avere sempre quell’aria triste, mamma mia! Basta pensare ai “bei tempi andati”!
-Con rispetto, Signore, ai miei tempi…
-Ma basta lamentarsi, Maggiore Domo! Le abbiamo dato un’altra possibilita’ e anche di prestigio nell’esercito di Sua Maesta’ Baiocchi, mica un posto di bidello all’asilo!
-Con tutto il rispetto,  non vedo quale sia la differenza.
13
“LA VERA STORIA DEI MAGGIORDOMI ASSASINI”
fonte:  www.chittitedia.itte’   l’enciclopedia on line dell’Isola di Cat
L’INIZIO
La figura del Maggiordomo Assassino e’ un icona in svariati film e in moltissimi libri. Se ne hanno le prime tracce, in letteratura, gia’ ai tempi del Manzoni. La storia vuole che la prima stesura del celebre “I Promessi Sposi” fosse strutturata come giallo noir e ambientata in un paesino in provincia di Lodi. La giovane coppia, appena sposata, riceve in regalo, dai genitori di lei, un maggiordomo, il quale uccidera’ entrambi. Solo dopo molti anni, il Manzoni decidera’ di cambiare la trama in quella che ancora oggi tutti noi conosciamo. Voci di corridoio ( ma anche alcune foto  del suo profilo di facebook),  dicono che il celeberrimo scrittore, vedeva rami del lago di Como un po’ d’appertutto, specie dopo aver fatto le melanzine alla griglia con uno strano origano molto profumato , procuratogli dal cugino direttamente dalla Jamaica. Ci e’ dato credere che la seconda stesura del suo capolavoro sia in realta’ opera di Bob Marley.
NEL CINEMA
E’ nella storia del cinema che il Maggiordomo Assassino trovera’ il suo habitat perfetto. Tutti si ricorderanno del film Titanic, dove il Maggiordomo cerca, ahinoi inutlimente, di uccidere Celine Diocn e di buttare di sotto Di Capra . Scusate, stiamo facendo confusione, ma pure a noi arriva l’origano del cugino del Manzoni.
Celebri sono i libri di Conan Dooyle e Agatha Cristhie portati sul grande schermo, dove , apprensivi e ineccepibili maggiordomi diventano spietati assasini dopo aver trovato brick di Tavernello nella cantina dei loro padroni.
IL MOMENTO D’ORO
Dal 1950 al 2000 e’ il momento migliore. Si aprono scuole per diventare Maggiordomi Assassini, escono riviste ad hoc (ricordiamo tra tutte la piu’ importante “Il the’,  con latte o veleno?”), il cinema celebra sempre di piu’ questi personaggi.
Ma tutta questa notorieta’ finira’ presto. Piano il grande pubblico si dimentica dei Maggiordomi Assassini per spostarsi su nuove icone che diventeranno poi famose ai nostri giorni. (vedi sassi dal cavalcavia, sette sataniche, otto gesuite, baby gang, gang bang)
IL DECLINO
Con all’attivo ben 123.000 mila tesserati, l’Associazione Mondiale Maggiordomi Assassini, si ritrova ben presto a dover fronteggiare un problema molto grave: la disoccupazione. Tutti i Maggiordomi Assassini si ritrovano senza ingaggi. Alcuni perderanno le loro esistenze nell’alcool, altri nel gioco d’azzardo. Alcuni finiranno arrestati per aver cercato di uccidere i videopoker con cui giocavano, altri finiranno in manicomio dove cercavano comunque, di tenere alto l’onore provando ad assassinare qualche infermiera.
Per combattere quello che stava pero’ diventando il problema piu’ grosso, ovvero, l’utilizzo dei Maggiordomi Assassini in azioni mercenarie di killeraggio, l’allora Ministro Dell’Economia Di St. Caz., ebbe un intuizione da principio geniale, ma poi rivelatasi un ecatombe. Visto che i bar si lamentavano di non trovare piu’ personale adeguato, lo Stato offri’ mano dopera sottopagata ma altamente professionale: ad ogni locale veniva data la possibilita’ di assumere gratuitamente un Maggiordomo Assasino. Dopo l’entusiasmo iniziale, il fattaccio: dopo pochi giorni, ogni Maggiordomo Assassino avvelenava qualche cliente scusandosi che era nella sua natura.
L’opinione pubblica condanno’ amaramente i Maggiordomi e rivoto’ di nuovo il governo in corso perche’ in fondo, a detta loro, avevano dato una bella botta alla disoccupazione.
LA FINE
Finisce cosi’ l’epopea dei Maggiordomi Assassini. Ai pochi che rimasero venne offerto un lavoro nell’esercito di Sua Maesta Baiocchi. Ruolo: Maggiore Domo. Compiti: servizio colazioni e pranzi, addestramento all’avvelenamento, lecchinaggio di culo, crepes suzette, tartare e filetto alla strogonoff.

14
IL SOGNO DI RACHELE
E come faccio a spiegartelo stavolta? Mmm…vediamo…Si, quello che ricordo e’ un cinema ed era praticamente vuoto. Ci siamo seduti nel mezzo, ovviamente. Le pubblicita’ sembravano non finire mai, e cerca di capire, effettivamente pareva un incubo. Pero lui era molto elegante, chissa’…magari si era vestito cosi’ per me! Dai, sarebbe bello , no! Uff…non guardarmi cosi’, che c’e di male a fantasticare un po’? E poi ascoltami e basta. Tanto lo fai sempre. Del film non ricordo nulla, solo un attimo in cui, ci siamo avvicinati e ci siamo baciati. In quel momento e’ partita una canzone e lui e’ saltato in piedi ridendo. Chissa’ come mai…io a volte gli uomini non li capiso. E poi e’ li che mi ricordo tutto perfettamente, era come se guardassi la scensa dallo schermo sai, come se fossi stata davanti a loro. Ascoltami bene, perche’ la devi capire: fai conto che io li guardo, davanti a me lei e’ seduta sulla mia sinistra e lui a destra. Condividono ovviamente lo stesso bracciolo. Ad un certo punto si baciano di nuovo, ma si mettono come dire, girati entrambi un po’ sul fianco e rimangono con le fronti una contro l’altra. Ecco, immaginati un cuore, questo e’ quello che vedevo. I ginocchi erano l’inizio, i suoi contro quelli di lei, la punta in basso, poi i. loro corpi leggermente rotondeggianti a formarne la parte centrale e la punta interna, erano le loro teste, una contro l’altra.  Nel mezzo, le loro mani, intrecciate.
Non e’ un bellisimo sogno? Dai! Ma tu dici che sono pazza? E’ gia’ la terza volta che succede in due settimane. Non riesco proprio a capire chi sia…
Ma in fondo, tu, che ne vuoi sapere di me….anche se effettivamente conosci meglio la mia vita piu’ di chiunque altro! Se solo tu potessi parlare…eh, sei il mio peluche preferito , lo sai vero? Ma cosa dovrei fare, eh, chi e’ questa persona….mamma mia…e se l’ho incontro, Rex, che faccio?
-Gli metti un metro e mezzo di lingua in bocca e vedrai che andra’ tutto bene.
-Cosa?!
-Bacialo, stupida! E andiamo a fare un giro che mi scappa!
-Mah….come…Rex…ma tu…
-Sbrigati! Ma che devo fartela qua sul letto? E poi devi portarmi in un pub non lontano da qui, c’e’ una persona che ci puo’ aiutare!
-…Rex….

venerdì 9 dicembre 2011

Cronache dall'Isola di Cat


CRONACHE DALL’ISOLA DI CAT
Data 9 dicembre 2011 secondo il calendario di Padre Pio Pio Pio (e’ un pulcino?). Proverbio del mese: “Tanto va la gatta al lago che si tromba anche il bagnino”.  Santo del Mese: Santo Reggia, perfettamente indicato per tisane e pesce bollito.
8
Dai muoviti a mangiare che devo parlarti di lei….
Suona la sveglia,  come tutti i giorni.
Alfredo si alza, stiracchia braccia e gambe e si gira dall’altro lato. Neanche due secondi e il gatto gli salta in faccia e incomincia a “pettinargli” i capelli.
Tira’ giu’ il gatto dal letto.
Il gatto torna su’.
Tira giu’ il gatto.
Il gatto torna su’.
Alla decima volta impreca contro la sue ex fidanzata per avergli lasciato, dopo essersi separati, l’unica cosa di cui non aveva bisogno: un micio.
Poi Love, nome fottutamene inutile, torna di nuovo su, si rannicchia nel braccio di Alfredo ed incomincia a far le fusa. Ecco, immediatamente, sparire tutte le remore contro i felini.
-Amorino, piccola mia, ma come sei carina oggi, si fai le fusina? Carina carina!
Love si chiede come sempre per quale cazzo di motivo tutti gli umani si rivolgono a lei in quella maniera sdolcinata, ma non riesce  a darsi una spiegazione.
Alfredo si alza, va in bagno, prima sigaretta della giornata. Poi lavaggio denti, faccia e sgaurdo allo specchio per rendersi conto che nemmeno oggi si fara’ la barba.  Si ferma. Gli torna in mente una frase “Dai muoviti a mangiare che devo parlarti di lei”.
Dopo che hai passato la notte a lavorare dietro un banco del bar a somministrare qualsivoglia di bevande alcoliche  a chiunque e averne assaggiate almeno la meta’, e’ difficile fare ordine coi pensieri.
“Mettiamo su la moka da 10, ho idea possa essere davvero utile…cazzo ma l’ho sognata di nuovo! Dov’e’ quel maledetto cellulare…”
-Andiamo Jack rispondi….su….
-Pronto… (voce che pare provenire dall’oltretomba)
-Jack sono io!
-E vedrai lo so…Che vuoi?
-L’ho sognata di nuovo.
-Per la miseria Red! E’ mattina presto, cosa cazzo mi chiami a fare?
-Ma se e’ l’una!
-E chi ha chiuso il pub con te stamattina alle sei? Eh? Tua sorella o io?
-Scusa dai, Jack, lo sai…
-Che ti voglio bene…si si…con sta storia del bene hai rotto. Hai messo  su il caffe’?
-Si.
-Quella da dieci o da  quattro?
-Quella da dieci.
-Metti su anche quella da quattro. Arrivo.
-Jack non usare l’ascensore che si blocca.
-Ok e tu smettila subito di andare tra le nuvole con sta storia del sogno.
-Vedessi com’e’ bella…
-Ma se non l’hai mai vista nemmeno tu! Ma piantala. Dai arrivo.

9
IL SOGNO DI RED
Camminava sicura di se, cannottiera arancione, un ciondolo appeso al collo, lunghi capelli neri e occhi altrettanto scuri. Fumavo fuori dal pub prima di iniziare il turno delle 18.00. La vidi. Maledettamente bella. Si fermo’ davanti a me e chiese se il locale fosse gia’ aperto. Non feci in tempo a risponderle, suono’ la sveglia.
Dopo un paio di settimane, sognai di trovarmi in un grande negozio per animali. Compravo le scatolette per Love e anche qualche gioco. Mentre cercavo di capire se era meglio un finto uccellino di peluche o le classiche palline, mi girai ed era dietro di me. Sorrideva. Mi chiese se sapevo che ore erano, ma non riuscivo a rispondere. Le guardavo gli occhi e non parlavo. Ci penso’ il gatto a portarmi via dal sogno: quando ha fame prende la ciotola e incomincia a farla strisciare sul pavimento facendo piu’ rumore possibile. Mi svegliai pensando ad uno scherzo. Che nesso c’era tra il gatto affamato e io che nel sogno compravo le sue scatolette preferite? E poi chi era questa ragazza?
Una settimana dopo, la ritrovai. Questa volta ero al supermercato e facevamo spesa insieme. Parlavamo continuamente ma non riesco certo a ricordare le nostre frasi. Forse ci eravamo conosciuti ed eravamo gia’ usciti insieme. Nel sogno pareva ci fosse  una certa intimita’. Poi la riaccompagnavo a casa e lei, in macchina, mi teneva per mano. Feci un commento sul suo profumo dicendole che mi piaceva molto. Di nuovo la sveglia.
L’ultima volta l’ho sognata ieri. Eravamo in un cinema e, stranamente, non c’era nessuno. Del film non ricordo niente. Ad un certo punto lei si e’ accoccolata tra le mie braccia, le ho scostato i capelli dal viso e l’ho baciata. In quel momento e’ partita una canzone e ricordo che mi sono messo a ridere e sono tornato a baciarla.  Mi sono svegliato, erano le Quattro. Fortunatamente  mi sono riaddormentato ma di nuovo un altro sogno: ero a pranzo dai miei e c’era Jack. Io gli dicevo: “Dai muoviti a mangiare che ti devo parlare di lei”.
E poi, inesorabilmente, la sveglia.

10
Alla Locanda dei Racconti perduti, era finalmente tornata l’allegria. Come tutti i venerdi sera, una nuova band si preparava a suonare. Questa volta toccava ai “Toys Orchestra” gruppo di ragazzi italiani molto bravi. C’era molta attesa e gli avventori della locanda avevano gia’ riempito la parte adibita per i live. Appena saliti sul palco, alle prime note  di “Celentano”, fu subito un battere mani, cantare e saltare.  Olio guardava la scena da dietro il bancone del bar sorridendo: l’incasso della serata sarebbe stato sicuramente positivo.
Nel prive’ del locale, nel frattempo, Gringo, Puccio, il Capitano Arturo Bandini, lo zio Hunk e Sampei si erano riuniti in gran segreto.
-Gringo, allora, ci aggiorni sulla situazione?
-Certo Puccio. Come avrete visto, appena fuori dall’isola, c’e  una portaerei.
-Ma scusa, ma io fuori dall’isola ho visto solo un enorme peschereccio.
-No Sampei, in realta’ e’ una portaerei, siamo andati a controllare piu’ da vicino, si sono camuffati bene.
-Oh,Gringo  sai che ieri ho pescato una carpa da 65kg?
-Si Sampei sei bravo lo sappiamo. Dicevo. Da questa portaerei hanno mandato un finto agente di una societa’ chiamata Grupalla per cercare contratti legati al turismo sull’isola.
-E li avete accettati?
-No Arturo, solo uno stupido lo farebbe. Proprio per questo, ci siamo insospettiti: abbiamo chiesto ai tonni alletterati di dare un occhiata.
-Io ne ho pescato uno che andava in scooter!
-Sampei, per la miseria, non ci interessa. I tonni hanno riferito di strane attivita’ sull’imbarcazione: uomini in divisa, armi, altri uomini in vestito a tinta unita nera con occhiali scuri….insomma non proprio dei pescatori…
-Pensi che siano qua per lui?
-Non so’ che dirti Puccio, ma forse e’ meglio spostarlo e metterlo in un luogo piu’ sicuro.
-E dove Gringo?
-Non lo so’ Arturo, dobbiamo trovare una soluzione. Forse dovresti riportarlo indietro nel prossimo viaggio.
-Non se ne parla neanche, lo sai quale sono gli ordini.
-Potrebbe venire a stare un po’ con me!
-No Puccio, lo sai, ogni volta che siete insieme finisce sempre in un gran casino. Meglio tenervi separati.
-Che palle che sei, Gringo.
-Che palle sei te! A proposito, ma Alice dov’e’?
-Eccomi Gringo eheh…eccomi…
-Ciao Cara, ci porti un altra bottiglia di Amarone?
-Eh ehe…ehe…dov’e’ il coniglio? Ehehe…
-Alice, la devi smettere! Basta! Porta la bottiglie e non rompere sempre con sta storia del coniglio, sei grande ormai.
-Gringo, ma e’ proprio qualla Alice li?
-Si Puccio, e’ Alice nel Paese delle Meraviglie.
-No!!!! Ma dai! E’ diventata carina pero’.
-Lasciala perdere, ormai non fa altro che giocare a carte d’azzardo, da quando e’ stata nel Paese delle Meraviglie non fa altro che poker on line.  E poi non distraiamoci. Cerchiamo piuttosto di capire dove nasconderlo, sapete quanto sia importante per la nostra sopravvivenza. E’ a lui che dobbiamo tutto.
-Certo Gringo. Ma mi spieghi come mai, ad ogni riunione, invitiamo lo zio Hunk? Tanto non parla mai e beve e basta!
-Non lo so Arturo, ordine del Grande Capo.
-Oh, oggi ho preso un acciuga, vedi te, era 34 chili!
-Sampei hai rotto il cazzo! Ora chiamo il tu nonno e ti faccio portare via!

Uscirono dalla stanza mentre i “Toys Orchestra” suonavano le ultime note della bellissima “Golden Calf”. Scroscio di applausi ed ennesimo bis.
Olio non aveva ancora smesso di sorrideree contava l’incasso.

11
Pulaski street 114
Brooklyn
State of New York
3 maggio 2007
Cara Mamma e caro Babbo,
Le cose vanno meglio. Ho iniziato a lavorare come cameriere in un ristorante romagnolo qua a Brooklyn. I proprietari sono simpaticissimi e mi trattano bene. Ah, si, certo, vi chiederete come mai faccio il cameriere e non il cuoco. Non lo so nemmeno io, ma dopo aver fatto il colloquio mi hanno detto: “bene, da domani incominci in sala”. Io ho ovviamente dato l’ok, senno’ qua non mangio piu’ e poi sapete, alla fine mi ritrovo a imparare la lingua lavorando in sala.
Al lavoro ci vado in bicicletta, e’ troppo bello: la bici e’ vecchia, tipo anni sessanta,  io parto con la musica nelle orecchie e canto. E nessuno ci fa caso!!!! WOW!!!
Certo, mi manca cucinare, ma ogni tanto, quando sono libero, faccio la spesa e invitiamo gli amici, cosi’ mi tengo in allenamento e a loro, sapete, non dispiace di sicuro!
Babbo, l’altro giorno hai visto la partita? Siamo stati fortissimi. Pensa che sono andato a vederla in un locale a Manhatthan col Viola Club New York. Ho anche comprato una sciarpa cosi’ te la regalo appena torno! E’ stato divertentissimo. Pero’, quando abbiamo segnato e non c’eri tu da abbracciare, lo ammetto, mi sono commosso. Meno male c’era Giorgio con me, il mio amico che abita qua, cosi’ ho abbracciato lui, anche se tifa la Juventus…E’ stata una grande Fiorentina, vero babbo? Ti ricordi quando mi portavi allo stadio da piccino? Mamma mia, perdevamo sempre…io sono convinto, anche se non l’hai mai detto, che saresti sceso in campo tu se ti fosse stata data la possibilita’. E avresti corso 100 volte piu’ degli altri per cercare di vincere. Ma l’avresti fatto solo per me, per farmi vedere almeno una volta vincere la nostra squadra.  Ma sai che non me ne importava nulla se perdavamo? Era troppo bello solo il fatto di andarci insieme.
Dai un bacio grosso alla mamma e digli di non preoccuparsi, me la sto’ cavando e andra’ tutto bene. Lo so’ che e’ sempre in ansia per il suo “piccolino” oltre oceano, ma ormai ne ho trenta, di anni…
E mi raccomando: un sacco di grattini a Viola. Anzi, la prossima volta che vi chiamo, le mettete il teleono all’orecchio cosi’ sente la mia voce! Mi manca un sacco. Quando suona la sveglia del cellulare la mattina, mi aspetto di vederla saltare sul letto e di intrufolarsi subito sotto le coperte per la sua mattutina dose di coccole. Ma non e’ cosi’
Meno male mi coccola Francesca. Sei gelosa, vero Mamma? Ahah!
Vado, il lavoro mi attende. Dite alla mia sorellina che le voglio tanto bene.
Con affetto,
Vostro Simone.